Caselle Dè Ruffi - La Storia

 

TARVISINI AGRI TYPUS - Calcografia di Giovanni Pinadello, mm.273x310 apparsa a partire dall'edizione 1595 in "Theatrum Orbis terrarum" presso l'Editore Ortelio ( abraham Oertel) di Anversa.

CARTA GEOGRAFICA DEL TERRITORIO PADOVANO (Particolare) di P.Vander cm.90x70 ca. appartenente, con altre 18 mappe, all'Atlantino di Leida stampato nei paesi Bassi nei primi anni del '700

LA CHIESA DI SAN GIACOMO IN CASELLE DI SANTA MARIA DI SALA

Un centro romano, passato indenne all’invasione longobarda
Caselle, centro assai vitale, è una delle frazioni di Santa Maria di Sala, in provincia di Venezia, ma dipendente dalla Diocesi di Padova, città alla quale storicamente e culturalmente è stata legata fin dall’antichità. Situato all’incrocio ortogonale di due strade del graticolato romano quella (proveniente da Ponte di Brenta) dell’antico cardo che unisce Vigonza a Zeminiana e l’altra del decumano minore che da Villanova termina verso Mirano fra Campocroce e Caltana, Caselle ha origini alquanto remote, come remota è la dedicazione della sua Chiesa all’Apostolo San Giacomo Maggiore, il primo apostolo a subire il martirio dopo Gesù Cristo (1). Caselle, nei tempi antichi, appartenne alla famiglia romana “Ruffus” - da cui trae la sua denominazione di Caselle de’ Ruffi -; una famiglia che seppe rimanere in loco con l’invasione dei barbari, alla fine dell’Impero Romano, quando gran parte delle popolazioni fuggirono verso la laguna di Venezia, accordandosi con i longobardi che, calati in Italia fin dal 568 con Alboino, nel 600 condotti da Re Agilulfo distrussero completamente Padova (2). I Ruffi, per la loro intesa con i longobardi, riuscirono pure a conservare alla Chiesa  di Caselle la dedicazione all’apostolo San Giacomo,
tanto viene evidenziato da un documento del 
1127,dal quale si rileva che il paese “ha abitanti romani e 
longobardi” (vedi premessa). Fu durante il Sacro Romano Impero di Carlo Magno, che i Ruffi si infeudarono a Signori di Caselle - denominazione che appare in documenti fin dall’840; tanta abilità anche diplomatica di questa famiglia che tuttavia non riuscì a salvarla alcuni secoli dopo, nel 1254, quando venne decimata da Ezzelino da Romano, il quale nel 1237 si era impossessato del libero Comune di Padova. Il tiranno, ricordato per la sua ferocia, li fece uccidere tutti, ad eccezione di due membri, Bartolomeo e Giacomo figli di Enselmino, ai quali riuscì di fuggire con le loro mogli e diedero origine al ramo degli Enselmini. In un documento del 1293, vengono ricordate in Caselle delle proprietà della Beata Elena Enselmini, passate alle Clarisse dell’Arcella di Padova (3).Con la sconfitta e morte di Ezzelino da Romano nel 1259, imprigionato ferito dalla lega promossa da Papa Innocenzo IV - nel 1260 fu sterminata anche tutta la sua famiglia, i Ruffi Enselmini ritornarono a Caselle che seguì le vicende di Padova nuovamente libero Comune, quindi sotto i Carraresi e poi, dal 1406 parte della Repubblica di Venezia. Di Caselle de’ Ruffi e della sua Chiesa medioevale, come ha potuto precisare in base a documenti, Don Francesco Fortunato Tescari nel 1939, si hanno notizie a partire dall’anno 1077 attraverso citazioni varie e visite pastorali, fino a quella del 1778 (22 maggio), condotta dal vescovo Antonio Giustiniani, quando era parroco Don Giuseppe dal Pian, e dalla quale si apprende che Caselle contava 580 anime e che : “ la Chiesa è troppo angusta per il popolo, ed è in pericolo di rovina”. Giusto 12 anni dopo, il 9 settembre del 1790, venne posta la prima pietra della nuova Chiesa da un insigne Reverendo di Caselle, Don Andrea Coi, con grande affluenza di popolo; il parroco Don Giuseppe Dal Pian era ammalato e la Chiesa veniva seguita da zelanti preti. La nuova fabbrica è sorta sul davanti della precedente, la quale venne abbattuta più tardi per l’erezione del nuovo coro, forse incorporandone una parte. I lavori proseguirono con alacrità fino al 1797 e poi nel 1799, con il nuovo parroco Don Pietro Pedron, al quale, nel

1° CARTINA A SX 

La prima carta rappresenta il territorio trevigiano alla fine del '500 e fu stranamente edita ad Anversa, nel periodo in cui Venezia era, senza dubbio alcuno, la capitale mondiale della stampa!
Nell'angolo inferiore a sinistra, a nord-est di "Padoa" e dopo una misteriosa località di "Poggibonzo" ( probabilmente il toponimo Vigonza, malamente riferito al Pinadello o dal medesimo sconciamente distorto), appare distintamente la "Villa di Caselle,
Che si tratti di Caselle dè Ruffi è fuor di dubbio: il borgo sta al centro di un triangolo ideale i cui vertici sono rappresentati da Padova Mirano e Camposampiero; l'indicazione evidentemente decentrata di altri paesi è dovuta di certo alle insormontabili difficoltà che le carenze tecniche e strumentali ponevano ai cartografi di allora: basti per questo una sommaria disamina di carte geografiche coeve a qualla in esame.
Appare quindi lecito ipotizzare come l'antica carta ove spicca il toponimo di Caselle ( pur con tutte le sue evidenti incongruenze) dimostri una relativa notorietà del piccolo borgo già nel '500: ne siamo grati all' " Auctore Io: Pinadello Phil. et I.C.Taruisino".

2° CARTINA A SX 

L'intera carta è ripiegata in 8 sezioni ( una delle quali appare qui integralmente riprodotta) icollate, con brevi spaziature, ad un supportoi n  tessuto di cotone allo scopo di poter essere ripiegata e trasportata in una apposita custodia dal viaggiatore.
Rappresenta il territorio padovano quale si configurava oltre un secolo prima, essendo, come riportato da concise note illustrative, di chiara derivazione maginiana.
Fatto salvo il dovuto rispetto per il grande geografo/cartografo giovanni Antonio magini (1555-1617), notiamo subito che c'entrano i Ruffi ma che Caselle è purtroppo diventata Casal. maniente paura! I toponomi vanno e vengono, quello che conta è la sostanza, alla faccia di tutti i Poggibonzi!.
Che si tratti di caselle dè Ruffi è, ancora una volta, fuor di dubbio data la perfetta collocazione nel territorio, la vicinanza di toponimi molto rassicuranti e una curiosa Mi.....(sulla destra), che nel settore contiguo continua con ....rano.
A tal proposito è interessante notare come nei pressi di Mirano faccia spicco il simbolo d'una costruzione che potrebbe essere quel Castello di Mirano, che si afferma essere esistito ma di cui nessuno conosce l'ubicazione nè l'aspetto.Ma questo interrogativo lo giriamo volentieri agli amici di Mirano.
Osserviamo infine che questa mappa suggerisce come a cavallo del Muson la razza equina non venisse solamente sterminata.ne siamo grati al Vander quanto al Magini, anche se quest'ultimo fu irriducibile oppositore del galilei.
P.Vander=Peter van der Aa